Prato centro tessile-moda e modello produttivo distrettuale

Il “distretto pratese”, centrato sul tessile e più recentemente anche sull’abbigliamento e riferibile geograficamente alla Provincia di Prato e ad alcuni Comuni limitrofi, rappresenta una di quelle aree territoriali del Nord-Est-Centro del paese che ha saputo mettere a frutto competenze produttive artigianali sedimentate nei secoli all’interno di un particolare ambiente sociale e culturale in una prospettiva di intenso sviluppo industriale. Uno sviluppo che ne ha fatto il più importante centro tessile-moda europeo e il modello più compiuto di quella particolare forma organizzativa della produzione che è il distretto industriale. Tratto caratteristico è l’elevata divisione e specializzazione del lavoro tra piccole imprese. La specializzazione di Prato nelle produzioni tessili risale al XII secolo, mentre il decollo industriale prende avvio alla fine dell’800 con l’affermarsi di dinamiche di meccanizzazione e di intensificazione “capitalistica” dei processi produttivi tessili che ne favoriscono la concentrazione, cui contribuirà anche il progressivo consolidarsi della attività di produzione di lane meccaniche ottenute dal riciclaggio degli abiti usati e dei ritagli di confezione (i cosiddetti “stracci”).

Nel dopoguerra si registrerà una rapida disintegrazione delle grandi imprese e l’emergere delle figure “centrali” di questo sistema: l’impresa terzista orientata alla produzione e l’impresa finale orientata alla progettazione del prodotto, alla organizzazione delle connessioni produttive, alla commercializzazione. Il sentiero produttivo centrale dell’area continua ad essere quello laniero cardato fondato prevalentemente sul riciclato. Tuttavia a rendere questo prodotto allo stesso tempo assai competitivo e coerente con le necessità di tessuti più leggeri proveniente dal mondo dell’abbigliamento contribuisce una innovazione che consentirà di ottenere filati con titoli sensibilmente più fini: l’adozione del nylon – il cosiddetto “rinforzo” - in mista con la lana. Questa innovazione consentirà di consolidare le produzioni pratesi nel segmento dell’abbigliamento e offrirà il carburante per un rapido processo di sviluppo, soprattutto a partire dagli anni ’70.

L’affermarsi del fenomeno “moda” a livello di massa introdurrà una domanda di articoli sempre più frammentata, differenziata, instabile, stagionale e con le sue strutture flessibili, pronte, leggere il distretto realizzerà un vero balzo in avanti, sorprendente in un panorama che, a livello europeo ma anche nazionale, vede l’industria tessile contrarsi sensibilmente.

Prato opera un cambiamento di fondo della propria competenza: da distretto tessile laniero a distretto tessile della moda (market oriented). Vengono esplorate e si sviluppano altre microfiliere tessili (filati pettinati fantasia per maglieria, jersey, pelliccette, spalmati, floccati…) così come si allarga lo spettro delle competenze nel trattare fibre non laniere, naturali o man-made. Il mondo della moda (i protagonisti mondiali del prêt-à-porter, i confezionisti con marchi industriali, i grandi retailer) chiederà da allora a Prato quello che Prato saprà dare più delle altre aree tessili: un continuo rinnovo di collezioni di grande ampiezza e creatività e la capacità di rispondere a richieste di servizio sempre più complesse.

In seguito il distretto ha dovuto smaltire l’eccesso di investimenti in produzioni laniere cardate, una crisi metabolizzata dal sistema locale nel corso degli anni ’90 grazie all’ispessimento delle funzioni terziarie (con il rapido incremento del settore dei servizi alle imprese), ma soprattutto al riposizionamento verso produzioni a maggior valore aggiunto e al procedere della differenziazione dell’offerta (ad es. tessuto pile, ciniglia…), con imponenti investimenti produttivi e un significativo potenziamento della fase della nobilitazione. Il motore dell’area pratese negli anni ’90 resta il tessile, con una importante crescita del terziario e significative esperienze di diversificazione produttiva anche in settori correlati al tessile come il meccanotessile.

Con il 2001 questo quadro si è bruscamente invertito per ragioni congiunturali che si sono saldate e sono andate ad accelerare un intreccio di mutamenti strutturali che hanno riplasmato il tessile-abbigliamento a livello globale. Prato si è nuovamente adattata e ha operato nello shock profonde trasformazioni in una prospettiva di evoluzione e non di declino.

Attualmente il distretto pratese conta 34.746 addetti totali nel Tessile Abbigliamento, 7.194 imprese, un fatturato stimato in 4.192 milioni di euro, export per 2.483 milioni di euro. La Provincia di Prato si compone di 7 Comuni per un totale di 253.245 abitanti. Prato, con i suoi 191.268 abitanti, è oggi il terzo Comune dell’Italia centrale dopo Roma e Firenze.

Dicembre 2015